Riccardo Falcinelli mi è simpatico perché nella lunga storia scientifica della teoria sul colore riconosce la superiorità e la modernità della riflessione di Goethe e del Bauhaus, grazie alle scoperte delle neuroscienze, riabilitando la filosofia e l’arte davanti a sua maestà la fisica.
Newton, che si accontenti della mela.
Poi, mi risulta ancora più simpatico, nel senso etimologico del termine, perché riesce a farmi surfare sul Cromorama fra passato e presente, tracciando la storia dei colori non solo come elementi percettivi ed estetici ma come motori paradigmatici di cambiamenti culturali e sociali, la storia di come i colori hanno cambiato la nostra percezione della realtà e del potente dialogo fra tecnologia e evoluzione socioculturale, un dualismo magmatico e magnetico in cui è difficile scindere causa da effetto.
Tutte le ricostruzioni di Cromorama sono attente ed attraenti, filologicamente documentate, interdisciplinari, al punto di sentirsi di fronte ad un organismo enciclopedico vivo, interattivo. Cangiante.
Mille e forse più sono le immagini a corredo di un discorso sempre ricco di spunti e di fruizione fluida, come se uscisse da quel tubetto di colore portatile che rivoluziona la pittura e apre a l’en plen air degli impressionisti, suggestionati dalla fotografia nascente e non a caso raggrumati intorno a Nadar. Dando inizio alla modernità. Ma vedremo più avanti.
Abbagliata dal blu di Emma Bovary, irretita dal verde vertigine da cui fa capolino la sagoma di Hitchcock, impigliata nell’affascinante discorso sul marrone neuronale, ho trascorso la passata estate sui colori di Falcinelli.
Fra tutte, la folgorazione del malva ovvero la nascita della modernità.
La storia nasce dentro un laboratorio chimico in UK, dove un giovane, cercando il chinino, non sconfigge la malaria ma scopre il potere tintorio della sostanza; intuitivo, la brevetta e dà inizio alla produzione di coloranti sintetici su larga scala. La scena poi si sposta in Francia, dove i primi adepti del marketing gli consigliano di cambiare il job title, da porpora di anilina in Mauve, instillando al nome (e all’esperienza collegata) la prima allure da haute couture. Ma non finisce qui. Il Mauve dilaga in tutti salotti su stoffe e abiti, come un blob, raggiungendo addirittura la Regina Vittoria che lo vuole come tinta per un abito da cerimonia e ne amplifica il potere simbolico, invitando tutte le donne ad imitarla.
Con il semplice click (si potrebbe dire oggi) del colore sintetico e Victoria the Queen come testimonial, il colore Malva diventa un fenomeno di massa, ed il colore smette di essere un bene per pochi per diventare un bene di consumo…
Non faccio inception e non svelo la fine dell’intrigante storia della nascita della modernità.
Solo, una menzione speciale ai protagonisti: in una texture fluida e organica, Falcinelli ci racconta come un chimico ingegnoso, una regina anticonformista, un architetto “designer” ante litteram e un modesto sconosciuto pittore americano, siano i principali responsabili della modernità intesa come progettazione del pubblico e dell’esperienza di imitazione: di un colore per tessuto, di un atto pittorico dilettantistico ovvero riproducibile dai più, di una esperienza di shopping.
E in tutto questo, io che c’entro? Falcinelli e la sua storia sul malva non solo mi ritorna in mente quando guardo i fiori di malva, quando guardo l’ancheggiare di Prince nei suoi completini sfavillanti e malvacei ma letteralmente salta in figura dallo sfondo ogni qualvolta mi sento coinvolta in un’esperienza di percezione. E mi rendo conto di avere un occhio in più.
Alla faccia di Polifemo e grazie a Falcinelli.
Riccardo Falcinelli (1973) è uno dei più apprezzati visual designer sulla scena della grafica italiana, che ha contribuito a innovare progettando libri e collane per diversi editori. Insegna Psicologia della percezione presso la facoltà di Design ISIA di Roma. Insieme a Marta Poggi, è autore dei graphic novel Cardiaferrania (minimum fax 2000), Grafogrifo (Einaudi Stile Libero 2004) e L’allegra fattoria (minimum fax 2007). Nel 2011 ha pubblicato con Stampa Alternativa & Graffiti Guardare. Pensare. Progettare. Neuroscienze per il design. Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato Critica portatile al visual design (2014), Cromorama (2017) e Figure (2020). Suo è l’attuale progetto grafico di Einaudi Stile Libero.